Quello che dobbiamo a noi stessi di capire come cristiani

A volte, il problema con noi cristiani è che ci mettiamo su un certo piedistallo. Confondiamo la critica per compassione; giudizio per amore; arroganza per la fiducia in Dio; e condanna per empatia.

Camminiamo con la testa più in alto a causa di ciò che possiamo fare e di chi siamo PIÙ DI chi è Dio in noi e di ciò che ha fatto.

Il cristianesimo non è un permesso per vivere con orgoglio. Il cristianesimo è umiltà e compassione. Come cristiani che affermiamo di essere, dovremmo – ancor più – umiliarci e rimuovere ogni grammo di orgoglio e renderci conto che la nostra vita – ciò che abbiamo ottenuto, ciò che siamo – NON è opera nostra, ma solo la gloria di Dio.

Il cristianesimo è sapere quanto siamo imperfetti, come falliamo e deludiamo Dio per più di uno e tuttavia, Lui è lì, immutabile, che lavora continuamente su di noi, creando le nostre magnifiche testimonianze.

Il cristianesimo è e dovrebbe essere intimo. Per intimo, non intendo dire che non siamo in comunione con gli altri, né condividiamo il loro fuoco per Dio, perché inevitabilmente, avremo sempre bisogno del loro incoraggiamento, della loro spinta e della loro passione per Dio per ispirarci. Per intimo, non intendo dire che saremo testardi e non ascolteremo nessuno tranne noi stessi. Per intimo, intendo la nostra connessione con Dio, il modo in cui tratta il nostro cuore, dove ci conduce sono tutti personali. Parlato direttamente ai nostri cuori da Dio solo.

E quel rapporto – nessuno ha il diritto di giudicarlo. Nessuno ha il diritto di dire che non è abbastanza buono o che manca o altro. Solo Dio può vedere attraverso quello e giudicare quello. Lo stesso vale per noi, non possiamo mai giudicare la relazione personale di altre persone con Dio. Non possiamo giudicare la fede di nessuno.

Siamo perfettamente imperfetti, non degni, per niente meritevoli – ma ehi, ci ha amati e ci ama incessantemente.

Quindi, se questo amore è tutto compassionevole e consumante nella nostra vita di cristiani imperfetti, da dove vengono la nostra condanna e il nostro pregiudizio verso le altre persone? Perché sicuramente non viene dal nostro Cristo.

Dio non chiama i qualificati, qualifica i chiamati.

Non ti ha scelto perché alzi la mano nel mezzo dell’adorazione o perché servi ogni domenica, Lui ti sceglie perché ti ama, nonostante i tuoi peccati.

Quello che i cristiani come noi dovrebbero capire è che siamo indegni. Il cristianesimo non ci dà il diritto di andare in giro pensando di essere migliori delle persone, pensando di avere diritto alla migliore vita possibile. Perché il cristianesimo non è sole e arcobaleni, sono tempeste, prove e vetri rotti e questo sta superando. È camminare battuto, insanguinato e sfregiato ma comunque estremamente gioioso, perché la nostra gioia non è nelle cose fisiche, non nella ricchezza, non nelle acque calme, non nella fama ma in Cristo. Solo in Cristo.

A tutti i cristiani che leggono questo, a tutti noi – possiamo smettere di pensare come se sapessimo tutto, come se non ci fosse nulla da cambiare nella nostra vita, perché Dio ci cambia giorno dopo giorno, da gloria a gloria. Viviamo con umiltà sapendo che Dio sta lavorando su di noi nonostante le nostre battute d’arresto e le nostre mancanze, che non si arrende né ci condanna. Ed è così che dovremmo vivere anche noi: smettiamo di spaventare le persone, fermiamo il pregiudizio, la discriminazione. Cambiamo il modo in cui pensiamo, il modo in cui vediamo le persone e il mondo. Non siamo migliori di chiunque altro. Siamo tutti umani. Non siamo qui per alienare  giudicare o condannare le persone per ciò che fanno o non credono.

Siamo qui per sforzarci di amare le persone, prenderci cura di coloro che ne hanno bisogno, invitare le persone e accoglierle a braccia aperte. Siamo qui per sforzarci di dire loro che non sono soli in questa battaglia, per ricordare loro che siamo stati lì, che anche loro supereranno. Dobbiamo sforzarci di mostrare loro l’amore infinito e l’oceano di grazia che ci hanno annegati e spazzato via lo sporco del nostro disgustoso passato, che è solo in Cristo.

Siamo cristiani, portiamo il nome più potente e più bello. Smettiamola di dargli un brutto nome, non lo merita.

Perché alla fine della giornata, se siamo veramente chi diciamo di essere, se siamo veramente nell’amore e nella presenza di Dio, fluirà in tutto ciò che facciamo, in tutti coloro che ci circondano